Che cosa è emerso dal convegno “I confini del digitale. Nuovi scenari per la protezione dei dati” – 1/3

GDPR Specialist / Digital Law Consultant

Che cosa è emerso dal convegno “I confini del digitale. Nuovi scenari per la protezione dei dati” – 1/3

Sei personalità di rilievo sono state convocate oggi 29 gennaio per affrontare i temi più attuali e significativi in ambito di protezione dei dati personali nel contesto del convegno “I confini del digitale“. L’evento si è sviluppato principalmente intorno a tre tematiche: si è passati dalle Smart cities allo scoring del cittadino, dalle minacce cibernetiche e sicurezza nazionale fino all’evoluzione del concetto di sovranità nell’era digitale. Se su alcuni punti, fin dall’introduzione ad opera del Presidente del Garante Antonello Soro, si è raggiunta una sostanziale unanimità di consensi (mi riferisco soprattutto alla necessità in ambito legislativo di una normativa sovranazionale rispetto ad una più locale-nazionale), in altri gli interventi hanno rivolto l’attenzione su temi e problematiche ad oggi ancora senza risposta. Risposte che, in un mondo tecnologico che corre a velocità elevatissime, ci si augura arrivino al più presto.

Dalle smart cities allo scoring del cittadino

Ambiguità” è il concetto sul quale si è incentrato l’intervento di Erica Palmerini, docente di diritto privato dell’Istituto Dirpolis (Diritto, politica, sviluppo) della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa. La raccolta di dati nel contesto urbanistico infatti, se da un lato migliora innegabilmente servizi urbani quali quelli idrici, elettrici, di mobilità ecc., dall’altro presta il fianco sul versante di una possibile fruibilità a terzi della profilazione dei cittadini. In tal senso, a titolo di esempio si pensi ad una compagnia di assicurazioni che, per aumentare i propri ricavi, giustifichi l’aumento dei prezzi dei propri prodotti dall’analisi di moltissimi (troppi?) dati. Il rovescio della medaglia consisterebbe quindi in un’incisione della libertà della persona nel momento in cui la stessa si trovi a modificare il proprio comportamento per il timore di incorrere in ciò che appare come un’autentica “punzione economica”.
In merito al GDPR, invece, la professoressa pur riconoscendone i pregi ha evidenziato due problemi principali:

  • dal momento che la privacy storicamente è stata considerata come uno degli strumenti di difesa nei confronti di un possibile controllo autoritario da parte dei pubblici poteri, la nuova disciplina europea ripresenta per questi soggetti un regime molto rigoroso per il trattamento dei dati personali. Come appare evidente nel contesto occidentale, però, le principali potenzialità di accesso ai dati personali vengono oggi dal settore privato.
  • In relazione alle tecniche di analisi dei big data la norma europea è nata vecchia: quando ha iniziato ad applicarsi già non era più in linea con i nuovi processi di analisi dei dati basati su algoritmi predittivi.

Un interessante contributo sul tema delle smart cities è stato in seguito apportato da Francesco Radicioni. Il giornalista ha infatti descritto cosa sta succedendo in questo momento storico in Cina, leader nel settore dei dati e perciò definita in maniera suggestiva “la nuova Arabia Saudita”. Questo perché l’universo di internet è alternativo e autarchico rispetto a quello occidentale, dove moltissime persone sono connesse alla rete (la percentuale di utenti dell’app WeChat nelle grandi città arriva al 92%). Con una simile quantità e qualità di dati a disposizione e in armonia con la tradizionale ambizione confuciana di realizzare una società stabile e serena, dal 2020 diventerà obbligatorio il social credit system. Ma che cos’è esattamente? Si tratta di un ecosistema di diversi programmi, a cui prendono parte numerosi soggetti provenienti sia dal settore pubblico che dal privato, con lo scopo di condividere i dati che vengono raccolti tra loro per profilare i cittadini cinesi e mettendoli di fronte alle conseguenze delle loro azioni attraverso un sistema di premi o di restrizioni. Per esempio, nella valutazione delle abitudini di acquisto, se un individuo acquista regolarmente pannolini significa che ha un figlio, ed è reputato, per questa conclusione, come una persona affidabile; per contro, diversi cambi di residenza denoterebbero una personalità più malfidata e sospetta, con un conseguente abbassamento del punteggio personale. Così facendo, “la Cina è riuscita a trasformare la propria ossessione per il controllo in un gioco a premi tra i diversi cittadini”.

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